Uno spazio di equilibrio e di non frammentazione:il counseling aziendale
di:
Dianora Natoli Casalegno
Partner Tesi – Responsabile Area Counseling – Skillab
Psicoterapeuta Centro Berne Milano – Vice Presidente A.I.A.T. (Associazione Italiana Analisi Transazionale)

Chi si trova ad operare, in questi tempi, nel mondo delle organizzazioni si è reso conto della centralità del “fattore umano” della sempre maggiore importanza ad esso attribuita, e di come le risorse costituiscano realmente l’elemento chiave per garantire il raggiungimento delle finalità aziendali.
Le imprese si trovano infatti a dovere far fronte alle nuove sfide imposte dal costante e repentino mutamento del contesto organizzativo, connotato da alta competitività, dalla globalizzazione,e dai nuovi assetti politico-socali
Può valere per tutti l’esempio relativo alle evoluzioni tecnologiche:da un lato consentono di valicare i confini fisici attraverso la dilatazione dello spazio e dall’altro contemporaneamente restringono i tempi a disposizione, rendendo costante la necessità di vivere il tempo organizzativo con ritmi elevati.
Questa grande sfida competitiva, ha fatto sì che nell’ambito della gestione delle risorse umane si sia dovuto effettuare un veloce cambiamento, riorganizzare i processi di sviluppo delle professionalità per poter consentire un supporto alla crescita di tutte le figure potentemente coinvolte nelle nuove politiche e strategie
. La vita aziendale costringe, oggi più che mai, ogni soggetto ad inventarsi nuovi e veloci modi per tener dietro ai flussi comunicativi ed all’insieme dei processi, dai progetti alle decisioni ed alla loro implementazione, in costante riassetto dinamico.
Le risorse, specie quelle che occupano posti chiave, vengono costantemente monitorate nel loro agire e nel loro percorso: la valutazione viene effettuata sulle prestazioni, sul potenziale, attraverso il 360° e con altre modalità più o meno strutturate, ma sempre in modo continuo.
Il risultato è, per ognuno, la messa in evidenza delle proprie risorse ed il propri limiti, e soprattutto il livello di congruenza tra le attese aziendali e il proprio profilo; quest’ultimo aspetto sottolineato nettamente, almeno in molti casi, nel colloquio di restituzione della valutazione da parte del proprio capo.

Si può dire che l’azienda da un lato e le sue risorse dall’altro, sentono e vivono parallelamente la spinta al miglioramento ed al rinnovamento
Ed è qui, a mio parere, che scaturisce l’esigenza, sempre più fortemente sentita, di avere un supporto, di essere guidato, ma anche di avere uno spazio in cui il ritmo si interrompa l’attenzione sia riportata ai bisogni, alle necessità ed ai desideri.

Si apre così la strada per un intervento di counseling, che sempre più le aziende propongono e favoriscono, dove gli obiettivi sono quelli di consentire l’acquisizione dell’autoconsapevolezza del proprio sentire, pensare e comportarsi; dove alla sfera emotiva viene dato spazio ed ascolto, per fare sì che essa non limiti ma anzi permetta il pieno utilizzo delle risorse e capacità personali.
Uno spazio in cui ognuno possa trovare il supporto mirato, dedicato a se stesso, alla propria personalità ed alla propria fase dell’esperienza professionale: cambiamento di ruolo, avanzamento di carriera, passaggio ad altri settori aziendali o quant’altro.
Uno spazio di non valutazione in cui ci si possa allenare alla prefigurazione del futuro ed alla messa in atto di nuovi comportamenti.

Ed inizia così il rapporto di counseling: con l’incontro di due persone fino a quel momento sconosciute tra le quali, spesso già dopo il primo incontro, s’instaura un rapporto speciale, di alleanza e fiducia che consente di percorrere un pezzetto di strada insieme, dove ognuno dei due si può arricchire a livello umano oltreché professionale.
Un rapporto basato sulla riservatezza, sul rispetto e sulla trasparenza, dove è la relazione stessa a costituire parte fondante del processo.
La fiducia è il valore necessario per fare sì che la persona si possa avventurare nel contattare e fare emergere le sue parti più fragili, per poterle fare evolvere e rendere più sicure, sotto la guida e l’accompagnamento del counselor.
Durante il percorso di counseling si può operare per consentire una ristrutturazione del campo percettivo del cliente e consentirgli di iniziare a percepire la realizzazione di se stesso attraverso il sentirsi e porsi come individuo intero e non più frammentato negli spazi personali/aziendali in lotta tra loro.
Dalla percezione olistica del proprio essere può emergere una energia positiva che dà forza ed amplia le potenzialità presenti in ognuno, rendendolo più capace di sostenere le richieste esterne, pur urgenti e pressanti come si è detto, senza perdere la propria centratura ed il proprio equilibrio.
A questo proposito riporto un episodio significativo. Durante una seduta di counseling, mentre si stava riflettendo sulle modalità utilizzate dal cliente per mandare i bambini a letto alla sera, egli si è fermato stupito ed ha esclamato: ”ma l’azienda lo sa che parliamo di queste cose…?”
Sì, è comprensibile lo stupore, dovuto alla rottura della consuetudine rigida di distinguere tra ciò che si è e che si fa a casa, da ciò che si è e si fa in azienda; ma si può anche migliorare la gestione dei propri collaboratori attraverso una riflessione più personale su un argomento che sta a cuore come il rapporto con i figli.
E credo che anche l’azienda non solo lo sappia, ma è proprio ciò che desidera, perché inizia a vederne i frutti, magari senza averne a fondo ancora compreso i principi
Infatti il counseling è un concetto nuovo, almeno per l’Italia , ma iniziano ad essere più chiari i vantaggi che esso prospetta: vantaggi sinergici tra l’azienda e le sue risorse che si possono muovere coerentemente ed insieme verso obiettivi comuni.