Ricordo di Marialuisa Pisani
Quando scompare, purtroppo, una persona amica, si è portati,oltre che a sentirne l’assenza, a essere meglio consapevoli di quel che ha significato il suo essere in mezzo a noi.
Dobbiamo molto a Marialuisa.
Fu lei a intuire le potenzialità dell’ Analisi Transazionale, quando ancora l’A.T. era sconosciuta in Italia, attraverso il proprio incontro con Carlo Moiso, durante quegli anni ’70 che sono stati per la psicologia in Italia un periodo epico: quello in cui il “bisogno di psicologia” – cioè di consapevolezza, di cambiamento, di riflessione su di sé e sulla proprie relazioni con gli altri – si manifestava come un bisogno sociale, e cercava i suoi strumenti per esprimersi.
Raccolse, con pochi altri colleghi, la proposta di Giacomo Magrograssi di far sorgere un Centro, dedicandolo appunto a Eric Berne, che proponesse l’A.T. come uno strumento per rispondere a quella “fame di psicologia”. Di farlo sorgere da zero, praticamente senza capitali, senza appoggi in nessuna altra struttura, Università o altra istituzione.
Le fu da subito chiaro che l’iniziativa per rendere presente l’A.T. nel contesto della psicologia e della psicoterapia doveva avere una dimensione nazionale, e questo la spinse a dedicare energie all’Associazione e, soprattutto, alla rivista, di cui è stata direttrice e animatrice per diversi anni.
Ha avuto sempre fiducia nella possibilità e nella validità del rapporto tra l’ A.T italiana e quella del vasto mondo, con una sorta di fedeltà alla matrice nordamericana, che l’ha portata a restare sempre iscritta all’ITAA, piuttosto che all’EATA, completando proprio negli USA il suo itinerario come didatta e supervisore (TSTA). La sua ottima conoscenza dell’inglese e le sue grandi capacità di relazione le hanno permesso di entrare in contatto e amicizia con molti maestri dell’A.T. Dobbiamo a lei se abbiamo conosciuto anche personalmente Bob e Mary Goulding, Richard Erskine, George Kohlrieser, Fanita English, Marilyn Zalcman, Gysa Jaoui.
Questa breve cronistoria delle cose più importanti che Marialuisa ha fatto nel campo italiano, e anche internazionale, dell’A.T. non dà naturalmente la sensazione che si poteva sperimentare nel contatto personale con lei: la sua straordinaria energia, il suo ottimismo, la sua capacità di essere diretta e aperta, di dire sempre quello che pensava e, contemporaneamente, di avere a cuore le persone di cui si occupava, sia per rapporto professionale sia per amicizia.
Come colleghi e amici siamo stati testimoni di uno dei più duri colpi che Marialuisa ha subito nella vita, la morte a 24 anni del suo figlio primogenito, e siamo rimasti ammirati della sua forza positiva e del suo coraggio.
Poi, negli ultimi anni, è venuto il tempo della malattia, sempre affrontata con speranza, tenacia e voglia di vivere, trovando ancora energie per i pazienti che si erano affidati a lei.
Negli ultimi tempi le sue esperienze di cure mediche e di protocolli clinici l’avevano motivata a scrivere un libro, – ci ha lavorato fin quasi agli ultimi giorni – sul rapporto, così spesso inadeguato,tra il paziente ospedalizzato, i medici e l’istituzione sanitaria.
Ha così portato avanti fino all’ultimo il suo impegno per migliorare la qualità della vita delle persone.
Come terapeuta Marialuisa è stata sempre molto “dalla parte del paziente”, capace di sentire vivamente la sua vicenda umana e capace di un aiuto molto attivo ed efficace. E’ questo forse il suo messaggio che ci piace di più ricordare.
I partner del Centro Berne:
Anna Brambilla, Giacomo Magrograssi, Giorgio Piccinino, Fabio Ricardi, Alessandra Zanuso, Silvia Allari, Pierluigi Spatola