Il counselor ha prioritariamente a cuore la persona che ha davanti.
Il counselor ha prioritariamente a cuore la persona che ha davanti.
In qualsiasi situazioni siano inserite, nelle organizzazioni, nelle aziende, in famiglia ecc., le persone devono essere aiutate a esprimere e salvaguardare la propria ok ness, la propria unicità, la propria propensione alle relazioni, la propria voglia di evolvere, la propria autenticità.
Le persone non sono “risorse” per qualcuno, ma talenti da potenziare.
Per questo si parla spesso di empowerment. Ma non equivochiamo, la potenza di cui parliamo non è solo forza ed efficacia, oppure achievement o proattività, non è nemmeno solo la capacità di risolvere i problemi. E’ molto di più.
E’ per i counselor, e tanto più per quelli che si specializzano presso la nostra Scuola, la riattivazione della voglia di vivere pienamente la propria condizione umana, lo sviluppo delle capacità necessarie per risolvere il problema portato e infine il supporto per le situazioni di disagio o malattia.
Quello che bisogna aggiungere è che aiutare le persone, in qualunque modo venga fatto e in qualunque contesto, come sportello d’ascolto, come volontariato, come colloquio a fronte di una crisi sul lavoro, come supporto per un divorzio, come consulenza per genitori di bambini problematici, come aiuto per la perdita di un lavoro, come miglioramento di performance sportiva, come sostegno in caso di malattia, ecc. (tutti possibili ambiti di lavoro dei counselor) è un’attività difficile e delicata, in cui la buona volontà, l’altruismo e la pazienza non bastano.
Serve competenza, metodo, attitudine, tecnica e pratica supervisionata e dunque una formazione specifica.
Il counselor ha le competenze per intervenire nel campo lavorativo, intergenerazionale, pedagogico, familiare, è capace di attuare interventi nel sociale, nelle organizzazioni aziendali o sanitarie o nel privato con metodologie rodate, tecniche differenziate e atteggiamenti consolidati e sicuri.
Sa naturalmente anche distinguere fra disagio e patologia e, se è il caso, consigliare il professionista più appropriato. In quest’ottica si tratta spesso di un primo contatto necessario per capire di cosa si ha veramente bisogno e poi a chi rivolgersi.
Il counselor è dunque un umanista, non necessariamente uno psicologo, né uno psicoterapeuta, né uno psichiatra, non fa diagnosi o test, non prescrive nulla, né farmaci né comportamenti, nemmeno una cura. Non è dunque una professione sanitaria.
E’ una persona che sa però come affiancarsi a un essere umano, individualmente o in gruppi, sa accoglierne le parole e gli atteggiamenti, sa confortare nelle cadute o aiutare a capire, prima di tutto, cosa sta accadendo. Sa fare un colloquio per dare supporto e conforto o per iniziare un breve percorso di crescita nel trovare nuove strade, nuove risorse o vie d’uscita da situazioni insopportabili o mortificanti.
Aiuta a evolvere e a crescere nella direzione che, assieme al cliente, si scopre essere utile e necessaria.
I counselor, ovviamente, intervengono anche nelle organizzazioni, per esempio in quelle aziendali, per supervisionare i processi relazionali, per supportare le diverse evoluzioni organizzative, i passaggi di carriera, i ricambi generazionali, le integrazioni, i mutamenti culturali e le dinamiche capo – collaboratore, ecc.
Ogni counselor si deve per questo, dopo il corso triennale, specializzare in uno o più ambiti di intervento (benessere personale e relazionale, lavoro e organizzazioni, emergenza, migratorio, della salute, giuridico, educativo-scolastico, sportivo, ecc…) per mantenere, a livelli adeguati e al passo coi tempi, la propria preparazione specifica.
Il percorso per diventare counselor professionista
E’ necessario frequentare un corso, almeno triennale, presso una scuola accreditata e riconosciuta dalle Associazioni di categoria.
Un corso che, nel nostro caso specifico, è riconosciuto da AssoCounseling e che prevede un monte ore formativo minimo di 450 ore, comprensivo di attività teorico-pratiche e di supervisione didattica. E’ inoltre richiesto l’espletamento di un tirocinio presso associazioni, aziende, enti per verificare le proprie capacità nella pratica e un percorso di analisi personale.
Per maggiori e dettagliate informazioni, leggi il regolamento AssoCounseling per il riconoscimento della formazione. Clicca qui.
Dunque, siamo di fronte ad una professione ormai molto ben regolata che ottempera gli standard europei.
E’ sostanzialmente una specializzazione per laureati di qualsiasi facoltà o per persone che, se pure solo in possesso di diploma di scuola superiore, abbiano però maturato un’esperienza professionale nell’ambito delle relazioni d’aiuto.
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