Evoluzione della figura professionale
Un tempo c’erano gli assistenti sociali e gli psicoanalisti per l’alta società o gli psichiatri per le persone che avevano disturbi più gravi e necessitavano di farmaci. Una realtà con poche scelti possibili.
Poi negli anni Sessanta un grande vento innovativo ha scosso il mondo della psicologia: uomini come Perls, Berne, Lowen, Watzlawick, Moreno e tutto il movimento delle psicoterapie umanistiche, a partire da Rogers, hanno aperto nuove strade sviluppando diversi tipi di metodologie più o meno brevi, corporee, immaginative, relazionali, di gruppo.
E’ anche scoppiata la mania della New Age e le persone hanno cominciato a prendersi cura di sé con massaggi, meditazioni, viaggi transgenerazionali, urla primordiali. Un mondo variegato e sfrangiato dentro cui è sempre difficile capire chi dà un vero aiuto e chi rilassa solamente.
Il mondo delle professioni d’aiuto è rimasto tuttavia sempre un po’ in bilico fra chi fa diagnosi e cura i disturbi e le sofferenze psicologiche (appunto: psicologi, psicoterapeuti e psichiatri, che dipendono dal Ministero della Sanità) e chi invece si occupa di un benessere più esistenziale che dipendono dal Ministero dello Sviluppo Economico.
In quest’ultima categoria, da alcuni anni, sono comparsi i coach e i counselor.
I primi si sono ritagliati uno spazio nelle organizzazioni aziendali dove si occupano per lo più di problemi relativi ai ruoli professionali o ai passaggi di carriera, mentre i secondi si stanno ritagliando un proprio ruolo sociale del tutto nuovo e sempre più necessario, come vedremo, nella società occidentale.
La nascita del counseling e l’acquisizione di una sua identità
Il counseling nasce all’incirca negli anni Cinquanta con Carl Rogers, negli Stati Uniti, come una “terapia” (così si chiamava allora) non direttiva basata sull’ascolto empatico e centrata sul valorizzare il più possibile le risorse del cliente.
Da allora, in tutto il mondo, il counseling si è progressivamente differenziato dalla psicoterapia diventando una modalità d’aiuto breve o brevissima, rivolta a persone sostanzialmente sane che hanno però da affrontare dei problemi urgenti e risolvibili in pochi incontri.
In Italia è stata di recente (2013) approvata la legge che accoglie questi nuovi professionisti della relazione d’aiuto e che richiede, per esercitare, l’iscrizione ad una delle Associazioni Professionali non ordinistiche.
Lascia un Commento
Vuoi partecipare alla discussione?Fornisci il tuo contributo!